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IL BELLO DI INSEGNARE
30 Ottobre 2018

IL BELLO DI INSEGNARE

La recensione di Saoul del nostro Job Interview Course

Tommaso studia i tumori. Valeria fa la ricercatrice al San Raffaele. Scheila vuole fare la receptionist. Gianni... Gianni non ho nemmeno ben capito di cosa si occupa da quanto è complesso il suo CV. Sono tutti diversi, nei modi, nei sorrisi o nelle facce serie, nelle storie, negli studi, ma hanno tutti qualcosa in comune. Vogliono imparare come migliorare il loro CV, vogliono imparare a sostenere un colloquio di lavoro in inglese.

Il gruppo di giovani che mi sono trovato davanti per questo Job Interview Course che English Corner ha deciso di regalare agli Under 26 ha dell'incredibile. No, anzi, non dell'incredibile, del notevole.

È notevole il livello di preparazione di questi giovani, è notevole la loro motivazione, è notevole il livello di concentrazione, è persino notevole l'attenzione che mettono in tutto ciò che fanno.

Non so nemmeno quante volte ho sentito persone della mia età lamentarsi delle nuove generazioni, questa mandria di debosciati, svogliati, che vogliono tutto e subito, una generazione che mai e poi mai sarà all'altezza di quelle che l'hanno preceduta. In inglese si usa il termine "entitled" per dire che sono ragazzi che pensano di meritare tutto solo perché è loro diritto, dal lavoro, all'agio, ai soldi, al sesso...

Ma quanto ci sbagliamo! Sono sbalorditivi questi ragazzi, sono preparati, sono seri. Io non ero certo così a 25 anni. Ma nemmeno lontanamente e mi ricordo che i miei coetanei dell'epoca erano come me. Abbiamo solo avuto la fortuna di vivere in un momento storico in cui le opportunità ci saltavano addosso.

E in che periodo storico vivono questi ragazzi?

Durante la seconda serata, li ho fatti allenare chiedendo loro di rispondere ad alcune domande che vengono comunemente chieste durante un colloquio.

La domanda in questione era: "How much do you expect to be paid?"

Accidenti, le domande sul salario sono difficili per me a 45 anni, non posso mandarli allo sbaraglio senza averli fatti allenare su una questione così importante.

E come mi rispondono? "Non ho risposto a questo annuncio di lavoro pensando al salario, ma al progetto. Il salario è secondario, ma certo è che vorrei potermi pagare da vivere!"

Sguardi di intesa tra i ragazzi. Sono tutti d'accordo che questa sia una risposta che racchiude ciò che ho chiesto loro di fare. Essere equilibrati, sinceri, chiari. L'inglese che hanno usato per rispondere è ben pensato. Sintatticamente accurato.

Sono contento? Nemmeno un po'. Ma nemmeno minimamente.

Glielo dico, usando una di quelle parole che non dovrebbero essere usate in classe, ma dire: "Your answer is shit!" è molto più memorabile di un "I don't agree!"

E poi parto col pippone: "La risposta più idonea è: "Conosco la vostra società, so che siete un'azienda seria e sono sicuro che mi pagherete in maniera ADEGUATA!"

Decido di elaborare: meritate di essere pagati. Non meritate di rimanere eterni stagisti in un'economia che vi sfrutta, vi usa, guadagna sul vostro lavoro e non vi paga. Chiedo a Gianni: "Hai la macchina?" Gianni mi risponde: "No!" Aggiungo: "Ne vorresti una?" Gianni: "Sì!" e io: "Allora non dire mai che il salario è secondario!"

Ma cosa stiamo facendo a questa generazione di esseri umani meravigliosi? Li stiamo formando a pensare che non meritano un salario, che non hanno il diritto di avere soldi?

Io personalmente non lo accetto ed è mio ruolo, mio dovere come adulto e come docente scardinare in loro la convinzione che loro "non valgano abbastanza" per meritare di essere pagati.

I nostri incontri sono stati equilibrati anche dalla presenza di persone che non sono alla prima esperienza lavorativa. Paola, Maria Elena, Rosa Angela ci hanno dato modo di affrontare tutte le questioni anche da un punto di vista più solido, più esperto, perché loro di colloqui ne hanno già fatti molti e di esperienza ne hanno da vendere. La loro presenza è stata fondamentale, per me e sicuramente anche per i partecipanti più giovani. Sono estremamente grato che abbiano deciso di essere presenti.

I giovani che ho conosciuto sono straordinari, hanno davanti a loro quello che mi auguro essere il futuro più brillante, più soddisfacente, più incredibile possibile.

Hanno la preparazione per fare grandi, grandissime cose.

Da Angelo, l'avvocato pacato (alza la voce, Angelo, fatti sentire! Ciò che dici è importante e giusto. Che lo sentano tutti!), a Sara la matematica, da Valeria, fino al duro Tommaso...

Tutti i giovani che hanno deciso di unirsi a noi per questo percorso di miglioramento delle loro capacità comunicative in un contesto così difficile come quello di un colloquio di lavoro hanno ottenuto sicuramente due risultati: il primo è affrontare un colloquio di lavoro con qualche nozione in più e forse, mi auguro, con un po' meno di ansia, e il secondo è far capire a me, testone del 1973, che loro sono speciali e che meritano tutto il bello che ci può essere nella vita. Soldi compresi.